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Declino inevitabile e perpetuo senza la Guida legittima

Analisi di un hadith del Profeta dell’Islam sulla guida dei popoli secondo la tradizione sciita imamita, l’importanza della saggezza, della giustizia e della conoscenza, e il ruolo centrale del Dodicesimo Imam per la salvezza dell’umanità.

05 dicembre 2025, di Mostafa Milani Amin


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Un luminoso hadith del Profeta dell’Islam ammonisce contro chi guida senza saggezza, giustizia e conoscenza. La guida di una comunità non è privilegio ma dovere sacro: senza la Guida legittima, incarnata dagli Imam, il popolo sprofonda inevitabilmente nel declino e nella corruzione. Solo l’Imam Atteso potrà condurre l’umanità alla felicità autentica e preservarla dal degrado morale e spirituale.

Guidare un popolo è una delle responsabilità più delicate nell’Islam, e la legittimità di chi assume questa funzione non dipende dal potere o dal prestigio sociale, ma dalla conoscenza, dalla giustizia e dalla rettitudine morale. Un hadith riportato nell’opera Thawāb al-Aʿmāl wa ʿIqāb al-Aʿmāl (tomo 1, pag. 206) del grande Shaykh Saduq mette chiaramente in guardia contro chi guida senza preparazione, conoscenza e competenza:

مَنْ أَمَّ قَوْماً وَ فِيهِمْ مَنْ هُوَ أَعْلَمُ مِنْهُ وَ أَفْقَهُ لَمْ يَزَلْ أَمْرُهُمْ إِلَى سَفَالٍ‌ إِلَى يَوْمِ الْقِيَامَةِ

«Chiunque assuma la guida di un popolo, mentre tra loro c’è chi è più sapiente di lui e più profondo nella comprensione, la loro condizione continuerà a sprofondare nel degrado fino al Giorno della Resurrezione»

Secondo la tradizione sciita imamita, questo avvertimento del Profeta (pace e benedizioni su di lui e sulla sua Famiglia) abbraccia ogni dimensione della vita della società — spirituale, morale e sociale.

Nell’hadith, chi guida un popolo non esercita solo un potere, ma porta sulle proprie spalle una responsabilità sacra: condurre la comunità sulla retta via. La guida non può essere affidata all’arbitrio o al privilegio: richiede saggezza, giustizia e comprensione profonda. Chi governa senza queste qualità trascina il popolo nella corruzione e nel declino, e arreca così un danno che si riflette nelle generazioni: finché non ci sarà il migliore a guidare la società, la gente continuerà a sprofondare nel degrado, fino al Giorno della Resurrezione.

Il sommo Profeta ammonisce che, tra di noi, c’è sempre chi è il più sapiente e il più profondo nella comprensione. Nella dottrina imamita, questo principio mette in luce la centralità degli Imam della Famiglia del Profeta come guide infallibili, custodi della conoscenza completa e capaci di dirigere correttamente l’umanità; in senso più ampio, indica che ogni guida legittima deve possedere piena saggezza, giustizia e profondità di comprensione.

Se oggi il mondo islamico, e più in generale l’umanità intera, continua a sprofondare nel male e nella corruzione, ciò conferma quanto ricordato dal Profeta dell’Islam in questo luminoso hadith: guidare una comunità non è un diritto, ma un dovere sacro; solo chi possiede giustizia perfetta, piena conoscenza e superna comprensione — cioè il Dodicesimo Imam — può condurre l’umanità all’autentica felicità. Altrimenti, il declino diventa inevitabile, come purtroppo sta accadendo, e le conseguenze ricadono su tutti, fino alla Fine dei Tempi, quando però Allah imporrà la Sua volontà e manifesterà comunque il Salvatore Promesso, l’Ultimo Vicario del Profeta, vivo e in attesa di manifestarsi all’umanità per salvarla definitivamente dal male.


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